fonte Clinica Veterinaria Athena – Rivoli (TO)
Cerchiamo di conoscere meglio questa nemica-amica delle nostre passeggiate estive.
Ci è stato richiesto cosa fare e, soprattutto, cosa NON fare, in caso di incontri un po’ troppo ravvicinati con le vipere, ecco a voi alcune indicazioni:
La comune Vipera Aspis, è presente in tutte le regioni italiane (trenne la Sardegna) sia in pianura che in montagna; ci sono poi la Vipera Berus, e la Vipera Ammodytes diffuse specialmente nel nord Italia mentre quella caratteristica delle regioni centrali al di sopra dei 1.500 metri è la Vipera Ursini.
Il suo morso è di solito caratterizzato da due piccoli forellini distanziati di circa 1cm l’uno dall’altro e nelle vicinanze si notano le impronte degli altri denti mascellari che non sempre sono visibili soprattutto se il morso è avvenuto sopra dei calzettoni.
In ogni caso, non facile individuare il punto esatto in cui è avvenuto perchè la maggior parte delle volte, viene inferto con un solo dente mentre le impronte circostanti sono virtualmente invisibili. Perciò, se non siete in grado di riconoscere a prima vista i serpenti, l’unico modo per poter distinguere se è stata una Vipera a mordere, è il dolore prolungato e locale che segnala il cane.
Attenzione, potrebbe capitare che la vipera abbia perso un dente velenifero, oppure che il morso non sia andato a segno completamente e a fondo. In tal caso può essere presente un solo foro del dente velenifero
La vipera è un serpente lungo circa un metro di color grigio-marrone a volte anche rossastro o giallastro. Ha la testa più larga rispetto al resto del corpo e a forma triangolare; inoltre le sue pupille sono verticali e non rotonde.
E’ un animale che d’inverno va in letargo e, quando in primavera si risveglia, il suo habitat ideale sono le pietraie, l’erba alta soprattutto nei giorni di sole e giornate molto calde che seguono periodi di pioggia.
NON E’ UNA ATTACCA-BRIGHE!
un minimo di rumore la fa allontanare e fuggire, (i serpenti sono sordi ma reagiscono alle vibrazioni del terreno), non attacca mai se non costretta (calpestata o se incautamente appoggiamo ad esempio un braccio o una mano o il muso del nostro cane in prossimità di una pietra dove si trova ranicchiata: il suo istinto la porta a proteggersi).
Il morso di Vipera, E’ MENO MORTALE di quanto comunemente si crede, ma non va assolutamente sottovalutato, soprattutto se coinvolge cani di piccola taglia, anziani o molto giovani.
Mediamente il veleno iniettato non dovrebbe essere molto pericoloso per un uomo adulto ma le variabili sono parecchie:
• da quanto sono piene le ghiandole velenifere della Vipera e quindi dalla quantità di veleno iniettato,
• dal modo e dal punto in cui i denti affondano nella carne, (più pericolosi i morsi al muso, al collo, al torace o alla testa; molto meno quelli agli arti).
• Dipende anche dalla massa corporea: può essere veramente pericoloso per per i cani di piccole dimensioni.
SINTOMI:
– Sintomi locali:
innanzitutto un dolore intenso nella zona colpita accompagnato da gonfiore ed emorragia a chiazze dopo circa 10 minuti con crampi più o meno forti: il cane cercherà di sfregarsi la parte, rischiando di provocarsi dei traumatismi
– Sintomi generali:
dopo all’incirca 30 minuti – 1 ora, il cane barcolla, per dei sensi di vertigini, si abbassa la temperatura corporea, può diventare aggressivo e mordace per il dolore (tipo cefalea), una riduzione della pressione arteriosa arrivando fino allo stato di shock, tatchicardia, vomito, diarrea. In casi particolarmente gravi si ha anche una difficoltà respiratoria. Uno dei primi segnali della gravità della situazione è dato dal fatto che ha difficoltà a mantenere le palpebre aperte a causa dell’interessamento del sistema nervoso.
ALLORA RAGAZZI, IN AZIONE ED ECCO COSA BISOGNA FARE:
prima di tutto mantenete la calma e sangue freddo!
• Tranquillizzare il cane è una delle principali azioni da svolgere se non addirittura la più importante.
• Tenete il cane coricato e impedite il più possibile al veleno di diffondersi per l’organismo. E’ molto utile spremere la ferita immediatamente dopo il morso per cercare di farne uscire il maggior quantitativo possibile, ma NON succhiate MAI il veleno : rischiate di intossicare voi stessi.
Per aspirare il veleno ci sono in commercio delle apposite coppette aspiratrici che sarebbe opportuno e saggio portare nello zaino. Se non le avete non preoccupatevi. Lavate la ferita con dell’acqua ossigenata o acqua soltanto, bendatela con un indumento pulito: sarebbe meglio una garza sterile.
1) Se la parte colpita è un arto:
• stringere con un laccio, una cintura, i lacci degli scarponi, la parte a monte del morso all’incirca 5 centimetri più in alto.
• Deve essere stretta a sufficienza per bloccare la circolazione linfatica, quella attraverso la quale il veleno si diffonde più velocemente. Verificate però che si riesca a sentire il battito del cuore a valle del laccio che quindi non deve essere stretto molto.
• Più indicata sarebbe una fasciatura molto più stretta a monte del morso, sino alla fine dell’arto.
• Ridurre al minimo i movimenti; se possibile steccare l’arto e fare in modo che la zona colpita rimanga sempre più bassa rispetto al cuore.
2) Se la parte interessata è il collo, la testa o il tronco (zone del corpo dove non si può stringere con una fascia):
• bisogna applicare un cerotto adesivo elastico in modo che comprima il più possibile la parte intorno al morso per ritardare l’entrata in circolo del veleno. In ogni caso sarebbe opportuno esercitare una certa pressione per guadagnare tempo.
Se il tutto viene fatto in modo efficace, i sintomi vengono ritardati di un bel po’: da 1 a 6 ore circa.
Perciò valutate tutto in base alla distanza ed al tempo che dovete impiegare per trasportare il paziente al più vicino pronto soccorso.
Nel caso in cui la Vipera sia stata uccisa, sarebbe opportuno portarla con se per l’eventuale identificazione.
ATTENZIONE INVECE A COSA NON DOVETE FARE:
• Non far agitare la vittima e non farla muovere.
• Non sollevate per nessun motivo l’arto colpito con cuscini o altri supporti
• Non cercate di incidere la ferita e succhiarne via il veleno con la bocca: basta un niente per essere infettati (labbra screpolate, carie).
• Non disinfettate con alcool in quanto il veleno forma dei composti tossici.
• Non somministrate assolutamente il siero antivipera: si rischia lo shock anafilattico. E’ una scelta che deve essere fatta esclusivamente dal personale medico.
• Non somministrare al paziente nessun tipo di antidolorifico o antinfiammatori che possono avere effetti anticoagulanti.
PER LIMITARE IL RISCHIO DI FARE TUTTO CIO’…LA PREVENZIONE
• Prima di sostare per un pranzetto in montagna, evitate di scegliere se possibile zone pietrose esposte a sole e con sterpaglia alta.
• In ogni caso è bene far molto rumore con dei bastoni per spaventarle. Sono animali schivi e ciò li spingerà a scegliersi dei luoghi più tranquilli.
• Non spostate sassi,
• Per voi stessi: indossate calzature adatte che limiterebbero di molto le conseguenze di un morso (scarpe da trekking e calzettoni).
• Se avvistate una vipera cercate di stare calmi e non fate assolutamente niente: sarà lei che penserà ad andarsene e a lasciarvi tranquilli.
• In luoghi a rischio, tenete i cani al guinzaglio e, se vedete che “puntano” in una determinata direzione, …girate al largo!!!
Ricordatevi sempre che non sono animali cattivi o terribili: vivono secondo la loro natura, così come noi viviamo secondo la nostra. Vanno semplicemente rispettati.
Quando una persona è morsa da un rettile è di fondamentale importanza tenere conto delle seguenti variabili:
1. il rettile potrebbe non essere una vipera
2. se il rettile è una vipera ( riconosciuta ), potrebbe non avere inoculato il veleno (cosiddetto “morso secco” ), o avere inoculato una dose ridotta. Questo dato ha portato alla definizione di un protocollo diagnostico – terapeutico pressoché sovrapponibile in tutti i paesi, che partendo dal presupposto che ”morso di vipera” non significa “avvelenamento da morso di vipera”, orienta al trattamento del paziente.
IL MORSO avviene in 3 fasi
1. apertura della bocca con un angolo > 180°
2. estrazione delle zanne
3. Morso
La gravità dell’avvelenamento dipende dalla quantità di veleno iniettato; con un morso viene inoculato il 4-7% della quantità del veleno.
Ci possono essere anche 20-30 attacchi successivi, fino a scaricare del tutto le ghiandole
velenifere. In media un morso può contenere dai 5-40 mg di principio attivo, minore se la vipera ha da poco morso un altro animale. Le sedi prevalentemente colpite sono:
Nell’uomo: arti inferiori e superiori,
Nei cani: il muso, vicino al tartufo e gli arti anteriori
Il quadro clinico varia in base alla:
– sede del morso
– tempo trascorso dal morso
– temperatura ambientale (il caldo, per la vasodilatazione, facilita il passaggio in circolo del veleno)
– attività svolta dalla vittima dopo il morso ( se la vittima inizia a correre, aumenta il passaggio in circolo del veleno)
– età del rettile (le vipere giovani hanno un veleno meno pericoloso)
Circa il 20% dei morsi di serpente sono morsi “secchi” in cui non vi è alcuna inoculazione di veleno. Il veleno è essenziale per la vita del rettile, quindi la vipera tende a non sprecarlo mordendo i nostri cani o l’uomo. Ecco perché a volte si ha evidenza della sede di puntura, ma non c’è comparsa di sintomi sistemici.
COMPOSIZIONE DEL VELENO
Il veleno della vipera è costituito da acqua, protidi, nucleotidi, ioni, metalli: sostanze che servono ad immobilizzare, uccidere e digerire la preda. Gli effetti locali e sistemici che ne derivano sono di tipo cardiotossico, nefrotossico e neurotossico; possono concomitare disturbi della coagulazione.
TERAPIA NON ANTIDOTICA
– Rimuovere l’eventuale bendaggio compressivo
– Effettuare una profilassi antitetanica e antibiotica.
– Provvedere ad una terapia sintomatica per il dolore e somministrare benzodiazepine nei casi in cui compare ansia.
– I farmaci antistaminici e cortisonici (uso anche preventivo, nei casi di alto indice di probabilità che si tratti di morso di vipera) sono utili nei casi in cui insorgano fenomeni allergici.
– Misurare la circonferenza dell’arto almeno 3 volte. La frequenza delle misurazioni viene eseguita inizialmente ogni 1-2 h, ma aumenta in caso di rapida progressione della sintomatologia locale
– Definire il prima possibile la classe di gravità del morso di vipera per stabilire il trattamento da seguire
Grado 0
Tracce del morso, assenza di segni locali (morso secco), Osservazione per 4 h.
Grado I
Edema localizzato alla zona del morso; assenza di segni generali. Osservazione
per 24 h: trattare i sintomi e tenere presente che il 10-15% di pazienti nel Grado I
diventano di grado II o dopo pochi minuti o tra le 6 e le 16 h .
Grado II
Estensione dell’edema alla radice dell’arto colpito e comparsa di sintomi sistemici:
ipotensione senza shock, vomito e diarrea. Se possibile: Trattamento antidotico.
Grado III
Avvelenamento severo con sintomi gravi. Trattamento antidotico. Monitorare i parametri laboratoristici (Esami ematochimici: coagulazione, prodotti di degradazione del fibrinogeno, D-dimeri, proteine totali, emocromo, enzimi muscolari come CPK, CK, MB, LDH, mioglobina, bilirubina totale e frazionata, creatinina, azotemia, elettroliti, emogasanalisi, glicemia, esame delle urine), clinici (edema, dolore locale, ecchimosi, strie linfangitiche, linfoadenopatie, tromboflebite, nausea, vomito, dolori addominali, dispnea, angioedema, ipotensione, tachicardia, convulsioni e coma) e strumentali (elettrocardiogramma, eco-doppler dell’arto colpito).
TERAPIA ANTIDOTICA
La somministrazione del siero (qualora disponibile) è indicata solo se il paziente diventa sintomatico, ed in particolare nei casi in cui compaiono :
– Alterazioni dei parametri emocoagulativi
– Ipotensione grave o shock
– Sintomi gastroenterici importanti e prolungati
– Aritmie cardiache, dispnea
– Edema imponente dell’arto coinvolto
SIERO ANTIOFIDICO
Una volta si portava per precauzione, quando si andava in campagna o in montagna; ma ora, a parte il problema della conservazione, che imponeva il rinnovo ad ogni stagione, il siero antiofidico è diventato irreperibile. Il siero antivipera è un farmaco non prodotto in Italia. Proviene dalla Jugoslavia da cavalli immunizzati col morso di vipera per uso esclusivo ospedaliero, un suo uso al di fuori dell’ambiente ospedaliero, oltre che scarsamente efficace (potrebbe essere somministrato
solo per via intramuscolare o sottocutanea ), esporrebbe il paziente a rischio di reazioni gravi da anafilassi. Solo il 10-20 % dei pazienti con morso di vipera necessiterebbe del siero.
immagini e parte del testo, presi dal web.